attacchi di panico, iperventilazione, vitamine, ferro,
Uno studio effettuato in Giappone e stato pubblicato su Acta Med Okayama 2013;67(2):99-104, con il titolo “Basse concentrazioni di vitamina B6 e di ferro sono correlate con attacchi di panico ed iperventilazione”.
In numerosi passati numeri di questo Notiziario ho parlato della connessione tra iperventilazione e attacchi di panico; si tratta infatti di un problema frequente di cui molti soffrono.
Questo studio giapponese ha esaminato le percentuali di varie sostanze presenti nel siero di un gruppo persone soggette a frequenti attacchi di panico e iperventilazione, confrontandole con quelle di un gruppo di persone prive di disturbi, e ha constatato che mentre non vi erano differenze tra i due gruppi quanto alla presenza di vitamina B2 e B12, nel gruppo di persone soggette ad attacchi di panico vi erano invece quantità notevolmente inferiori di vitamina B6 e di ferro.
Da ciò si sarebbe ovviamente indotti, se si soffre di questo problema, ad assumere integratori di vitamina B6 e di ferro.
A questo proposito devo ricordare, come medico specializzato in medicina ortomolecolare, che mentre l’assunzione di quantità anche elevate di vit. B6 (vitamina idrosolubile) non è pericolosa, quella del ferro invece lo è, e che la prescrizione di vitamine e minerali in dosaggi elevati, in quantità superiori a quelle presenti naturalmente negli alimenti se non con l’assunzione di quantità così elevate da risultare impossibili, e che anche se naturali sono per certi versi paragonabili ai farmaci.
La vitamina B6 è una vitamina idrosolubile e, se già presenti in quantità sufficienti o anche eccessive, vengono semplicemente eliminate con l’urina, senza indurre alcun effetto nocivo (se non al portafogli!).
Questo non accade invece con le vitamine liposolubili, come le K, A, D, E per le quali non è così semplice l’eliminazione se presenti in eccesso, e vanno quindi assunte solo nel caso non ne sia presente una quantità sufficiente nell’organismo.
Lo stesso accade per minerali e metalli, come appunto il ferro che può provocare notevoli danni se assunto da chi ne ha già troppo nell’organismo.
Anche chi è anemico non deve subito dedurre di avere bisogno di ferro (l’anemia può infatti essere anche provocata da carenza di vit. B12), e deve invece verificarne la presenza facendo misurare la ferritina nel siero.
Tornando allo studio citato: nella premessa si osserva che “se soffrite di ansietà o di attacchi occasionali di panico e di iperventilazione, potrebbe semplicemente trattarsi degli effetti collaterali di una carenza alimentare facilmente correggibile”.
Ovviamente anche in questo studio non viene nemmeno prospettata l’ipotesi che possa invece trattarsi degli “effetti collaterali” di un modo sbagliato di respirare, effetti anch’essi in molti casi “facilmente correggibili” (anche se occorre un po’ più di perseveranza per acquisire buone abitudini respiratorie di quanta non ne occorra per mandare giù delle pillole di vitamine).
A quanto pare gli studiosi giapponesi, pur osservando lo stretto collegamento tra attacchi di panico e iperventilazione (i soggetti partecipanti allo studio soffrivano infatti tutti quanti anche di iperventilazione) non hanno purtroppo nemmeno preso in considerazione la possibilità che l’iperventilazione potesse essere non un mero fattore concomitante, ma una causa dei problemi di ansia e panico.
Ciò sebbene vi siano da decenni molti studi che mettono in evidenza questo rapporto tra iperventilazione (causa) e ansia-panico (effetto).
Mi limito qui a menzionare solamente questo studio, risalente al 1987 (citato poi da quasi un centinaio di studi successivi) effettuato presso il Dipartimento di Psichiatria e Scienze comportamentali dell’Università di Washington ved. http://www.amjmed.com in cui si constatava che l’iperventilazione provocava degli attacchi di panico in persone suscettibili a questo problema, e che il successo ottenuto in queste persone con un riaddestramento respiratorio indicava un notevole collegamento tra questi due fattori (iperventilazione e attacchi di panico).
Ciò nonostante, trascorsi ormai 30 anni, e dopo molte decine di studi in cui viene osservato questo collegamento, si continua come di consueto a concludere, anche negli studi più recenti, che “servono ulteriori studi”.
Indubbiamente l’assunzione di integratori come appunto la vitamina B6 ed il ferro (quest’ultimo solo dopo averne accertato l’effettiva carenza), o terapie psicologiche possono essere utili ed accelerare e rendere più agevole la guarigione, ma il modo in cui si respira 24 ore su 24 resta a mio avviso per questo problema di ansia/panico il fattore principale da prendere in esame e se del caso, da correggere.
Congresso annuale della European Respiratory Society (associazione respiratoria europea)
Durante questo congresso internazionale, appena terminato a Londra, è stato esposto un rapporto relativo al riaddestramento del respiro con il Metodo Buteyko in bambini asmatici.
Nel rapporto sono stati riferiti i risultati di uno studio osservazionale (di breve durata) effettuato in Gran Bretagna dall’Alder Hey Children’s NHS (Istituto sanitario per i bambini Alder Hey), dal quale si è dedotto che con il riaddestramento respiratorio in base al Metodo Buteyko è stato possibile migliorare il controllo dell’asma e ristabilire un respiro più funzionale in un gruppo di 48 bambini di età tra i 6 e i 17 anni.
Sebbene il riaddestramento sia stato di breve durata e in un gruppo limitato di bambini, sono stati infatti ottenuti in una buona percentuale dei partecipanti, dei risultati notevoli quanto al miglioramento dell’asma e delle disfunzioni respiratorie.
Gli autori dello studio hanno pertanto osservato che: “l’uso degli esercizi di respirazione Buteyko con i bambini è un metodo non farmaceutico efficace per migliorare il controllo dell’asma e raccomandiamo che questi esercizi respiratori divengano una parte integrale del controllo e trattamento dell’asma pediatrica“.
Queste osservazioni non possono ovviamente che far piacere, anche se lascia un po’ perplessi il fatto che la conclusione sia stata che per valutare l’efficacia di questo programma di esercizi Buteyko per i bambini con l’asma “è ora opportuno uno studio randomizzato in doppio cieco”.
Sembra infatti un po’ strano che non sia stato menzionato il fatto che sono già stati effettuati numerosi “studi randomizzati in doppio cieco” che hanno dimostrato ottimi risultati.
Anche a non voler considerare le sperimentazioni effettuate oltre 50 anni fa nell’ex URRS, (www.ilbuonrespiro.it) il primo studio randomizzato in doppio cieco in paesi di lingua inglese è stato effettuato nel 1995 in Australia (Mater Hospital, Università di Brisbane) (www.ilbuonrespiro.it), poi ve ne sono stati altri in Nuova Zelanda (www.ilbuonrespiro.it), in Canada (Università di Calgary, con dei risultati che il prof. Cowie, che aveva diretto la sperimentazione, ha definito “i migliori mai riscontrati in una sperimentazione sull’asma quanto alla riduzione nel dosaggio dei medicinali che è stato possibile conseguire in poche settimane” (www.ilbuonrespiro.it) ed altri.
A questa pagina trovate l’elenco delle sperimentazioni (www.ilbuonrespiro.it) .
Una di queste è stata tra l’altro effettuata anche in Gran Bretagna, dove nelle linee guida mediche della British Thoracic Society il metodo Buteyko è incluso con il livello di “evidenza” 1++ e gli è stato attribuito, tra le cure non farmacologiche, il punteggio “A” (il più elevato).
Forse la conclusione relativa alla “necessità di uno studio randomizzato in doppio cieco” nel rapporto in questione è dovuta al fatto che (voglio perlomeno sperarlo) tutti gli studi in doppio cieco effettuati riguardavano non bambini ma adulti.
Tuttavia, anche se gli esercizi con i bambini vanno ovviamente effettuati in modo diverso da quelli per gli adulti, l’efficacia del risultato finale (eliminazione dell’iperventilazione) al quale sono diretti gli esercizi esercita gli stessi effetti fisiologici sia per gli adulti che per i bambini.
Non è stato comunque finora pubblicato il resoconto ufficiale e dettagliato dello studio e quindi mi riservo se del caso di tornare sull’argomento.
Segnalazioni e novita’
Il Metodo Buteyko, ormai largamente diffuso nei paesi di lingua inglese e tedesca, è ancora poco conosciuto nei paesi di lingua francese.
Mi fa quindi piacere segnalare che, anche a seguito della recente pubblicazione in lingua francese da parte della Macroedizioni del libro sul Metodo Buteyko con il titolo “Combattre l’Asthme”, la conoscenza di Buteyko si sta diffondendo sempre di più anche tra il pubblico francofono.
Un contributo prezioso in questa direzione viene dalla divulgatrice scientifica Lia Rosso, PhD (www.rossoeditions.com) che nella Svizzera francese ha scritto questo bell’articolo sul Metodo Buteyko pubblicato su Planète Santé, un portale che pubblica varie notizie ed articoli sulla salute, controllati e validati da medici esperti nei rispettivi settori.
Lo potete leggere integralmente a questo link http://www.planetesante.ch
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