Notizie Salutari marzo 2017
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Notizie Salutari marzo 2017

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Il Dr. Ted Olin è specialista per le malattie polmonari presso l’istituto ospedaliero NJHEALTH a Denver (Colorado- USA), istituto fondato oltre 100 anni fa, che è considerato come di primaria importanza in particolare per problemi respiratori.

Presso questo ospedale vi è anche la Morgridge Academy, una scuola dedicata specificamente ai bambini affetti da malattie croniche, che hanno bisogno di cure quotidiane e che durante le ore in cui si trovano a scuola possono aver bisogno di cure mediche.

In questa scuola il nuoto in piscina per i bambini fa parte del curriculum quotidiano.

Come afferma il Dr. Olin a questo proposito, vi sarebbe un’attività sportiva che i genitori di bambini asmatici dovrebbero prendere in considerazione e cioè il nuoto che, in particolare in piscine coperte, è altamente raccomandato!

Perché in piscine coperte e non all’aperto?

Perché, osserva il Dr. Olin, nelle stanze con piscine l’aria è calda/umida, e quest’aria umida, per chi svolge attività fisica e soffre di asma, è da preferire rispetto all’aria fredda e secca che si trova all’aperto.

Il Dr. Olin prosegue poi osservando che i bambini “quando nuotano in piscina divengono molto più coscienti del loro respiro. Sono indotti a controllare il loro modo di respirare ed è molto meno probabile che inizino a iperventilare o che siano soggetti a un attacco d’asma.

Con il tempo, gli scolari e studenti che nuotano e giocano regolarmente nella piscina coperta hanno ottenuto un miglior controllo della loro asma e migliorato la loro salute.

Controlliamo i progressi di ognuno e abbiamo constatato che nuotare nella piscine, insieme a un’adeguata gestione della condizione asmatica, ha ridotto i sintomi, così come le visite d’emergenza e soggiorni ospedalieri.

Credo che, come società, abbiamo finora raccomandato ai bambini asmatici, di limitare l’attività fisica ma più recentemente, abbiamo cambiato il nostro approccio.

Incoraggiamo ora i bambini a fare movimento fisico iniziando con il nuoto, che può aiutare a fortificare le loro funzioni polmonari, e passando poi anche ad altri sport che li divertono, offriremo loro migliori probabilità di diventare degli adulti sani”.

Il Dr. Olin conclude poi raccomandando ovviamente di seguire e non trascurare le consuete precauzioni e misure mediche, compreso l’uso dei broncodilatatori, se necessari, nel corso dell’attività sportiva.

Che cosa vi ha colpiti maggiormente nel leggere le osservazioni del Dr. Olin?

Probabilmente, come accaduto a me, la frase che ho messo in evidenza, e cioè che, nuotando, i bambini “Sono indotti a controllare il loro modo di respirare ed è molto meno probabile che inizino a iperventilare o che siano soggetti ad un attacco d’asma”.

Come vedete il Dr. Olin, pur non parlando del Dr. Buteyko e probabilmente senza averne mai sentito parlare, dà per scontato e assodato il fatto che l’iperventilazione (e la conseguente perdita eccessiva di CO2, fattore non menzionato ma ovviamente bene noto al Dr. Olin poiché è menzionato in tutti i libri di fisiologia medica) può spesso scatenare attacchi d’asma.

Peccato dunque che sia in genere dedicata poca attenzione a questo fattore e non sempre si raccomandi agli asmatici (e anche alle persone sane!) di effettuare esercizi respiratori diretti ad eliminare o perlomeno attenuare la tendenza a iperventilare!

Le persone che dormono troppo hanno il doppio delle probabilità di sviluppare, con l’età, un demenza senile.

Buteyko ha infatti ripetutamente osservato che è naturale che neonati e bambini dormano molto, ma che con l’avanzare dell’età le esigenze di sonno diminuiscono costantemente e che soprattutto quando si è anziani, è del tutto normale e anzi più sano dormire piuttosto poco.

Egli ha inoltre spesso messo in guardia quanto all’importanza di alcuni fattori che rendono meno benefico il sonno (prolungato o meno): molti infatti, che da svegli fanno attenzione a respirare dal naso, quando dormono respirano spesso dalla bocca, in particolare se dormono sdraiati sulla schiena.

Queste osservazioni effettuate da Buteyko oltre 50 anni fa, appaiono confermate da una ricerca su larga scala, condotta dalla Boston University School of Medicine (BUSM), i cui risultati sono stati pubblicati sull’ultimo numero di Neurology (ved. www.neurology.org)

I ricercatori hanno esaminato tutti i dati derivanti dal Framingham Heart Study: uno studio su larghissima scala iniziato nel 1948 (su ben 5.209 uomini e donne dai 30 ai 62 anni abitanti nella città di Framingham) con lo scopo originario di identificare i fattori di rischio di malattie cardiovascolari.

In questo studio a una gran parte dei partecipanti, è stato chiesto di comunicare per quante ore circa dormivano abitualmente ogni notte.

Questi partecipanti sono poi stati seguiti per 10 anni, allo scopo di accertare quanti di loro avevano sviluppato l’Alzheimer o altre forme di demenza senile.

Il risultato ricavato dall’esame dei dati è stato che le persone che durante questi 10 anni avevano abitualmente dormito 9 ore o più, avevano una probabilità doppia di sviluppare l’Alzheimer rispetto a quelli che avevanno abitualmente dormito meno di 9 ore.

Peccato che nello studio sia stato preso in esame solo il numero delle ore di sonno, e non si sia cercato di individuare anche la posizione abituale e la modalità prevalente del respiro (dal naso o dalla bocca) durante il sonno!

Avviso importante:

Tutti i notiziari qui riportati hanno solo scopo informativo e, anche se alla redazione ha partecipato un medico, non intendono in alcun modo dare consigli medici, per i quali sarebbe necessario un esame medico individuale e di persona, con approfonditi accertamenti.

Notiziario periodico redatto dalla dott.ssa Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia e riprodotto su autorizzazione

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