Notizie Salutari febbraio 2016
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Notizie Salutari febbraio 2016

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Come ormai tutti quanti abbiamo appreso il virus Zika, trasmesso con le punture della zanzara Aedes aegypti (la stessa che trasmette il dengue e la febbre emorragica) e, con minore efficienza, da quelle della zanzara tigre, si è diffuso in modo esplosivo nell’America Latina (in particolare in Brasile) ma si sono verificati casi anche in altri paesi, e anche da noi sono state diffuse raccomandazioni quanto alle precauzioni da prendere per evitare contagi.

Fortunatamente sembrerebbe che il virus Zika provochi di solito disturbi non gravi come febbre, eruzioni cutanee, dolori a muscoli e ossa e altro, che compaiono dai 3 ai 20 giorni dopo la puntura e spariscono nell’arco di una settimana.

L’allerta deriva però dal fatto che a quanto pare, questo virus potrebbe nelle donne incinte, danneggiare gravemente il cervello del feto; e infatti in Brasile si è moltiplicato di ben 25 volte il numero dei neonati con microcefalia (condizione dovuta a uno sviluppo ridotto del cervello) e potrebbe anche provocare in rari casi negli adulti la sindrome di Guillain-Barré (una seria malattia neurologica).

Vi sono varie discussioni e tesi contrastanti sull’argomento, sia per quanto riguarda le cause come modificazioni genetiche, pesticidi e altro, sia per quanto riguarda i possibili rimedi.

Sono stati messi allo studio dei vaccini e si discute quanto alle misure più idonee per contrastare la diffusione delle zanzare che trasmettono il virus.

Nel frattempo, oltre alle raccomandazioni già diffuse (evitare,in particolare per le donne incinte, viaggi nei Paesi colpiti, proteggersi con zanzariere alle finestre, repellenti sulla pelle ecc.) che si può fare?

Mi viene a questo proposito in mente una piccola notizia apparsa nel Notiziario del luglio 2011 e che riporto per i lettori nuovi: “Esistono da vari anni delle trappole cattura-zanzare, a quanto pare di buona efficacia, sia per ambienti interni che per ambienti esterni, basati sull’emissione di piccole quantità di CO2 .

E’ stato infatti da tempo accertato che le zanzare e la maggior parte degli insetti volanti sono attratti verso uomini ed animali in particolare da due fattori: anidride carbonica e calore, e sulla base di questo principio sono stati da tempo messi sul mercato degli aggeggi che attirano le zanzare emettendo CO2 e poi le uccidono (non con la CO2 ma con altri meccanismi).

La quantità di CO2 emessa (rapportata all’ampiezza dell’ambiente da difendere) è minima, paragonabile a quanto pare a quella emessa da una persona che sta iperventilando notevolmente.

Ed ecco quindi un nuovo motivo (se ne se scoprono sempre di nuovi!) per cercare di smettere di iperventilare: si evita in questo modo di emettere troppa CO2 nell’aria che ci circonda e si evita così di attirare zanzare e insetti vari ”.

Il beneficio principale apportato da un costante, ”giusto” modo di respirare non è peraltro solo quello di attirare in misura minore le zanzare ma soprattutto quello di rinforzare il nostro sistema immunitario il che ci consente, anche se si viene punti, di essere più resistenti ad eventuali contagi.

Tornando ora al virus Zika mi sembra utile menzionare il fatto che, in attesa dello sviluppo di vaccini e di misure efficaci per estirpare le zanzare in questione, sarebbe utile approfondire il possibile effetto benefico che potrebbe venire da una pianta, da secoli impiegata nella medicina cinese (l’efficacia della fitoterapia cinese non cessa mai di stupire), e cioè l’artemisia annua (qing-hao in cinese).

Da questa pianta si ricava una sostanza, l’artemisinina/artesunato, di cui è stata (finalmente!) riconosciuta e considerata come scientificamente provata l’ottima efficacia per la malaria, ed è stato proprio per questo motivo attribuito il premio Nobel 2015 per la medicina alla scienziata cinese Tu Youyou ( la notizia ha fatto sensazione l’anno scorso).

Questa sostanza continua a restare sulla cresta dell’onda, anche per altri possibili effetti benefici: è infatti recente (30 gennaio) la notizia riportata sul quotidiano inglese Daily Mail, con il titolo “Il rimedio fitoterapico cinese che ha rivoluzionato la lotta alla malaria potrebbe essere l’arma più recente contro i tumori intestinali”, in cui sono riportati i risultati di un recente studio clinico in cui si è visto che nei pazienti che avevano preso questo rimedio per due settimane prima di essere operati vi era stata (nel periodo di osservazione) una ricorrenza del tumore in una misura di ben sei volte inferiore a quanto avvenuto nel gruppo placebo.

Saranno ora avviati studi su più larga scala e il Prof. Sanjeev Krishna, della St George’s London University, che ha condotto questo studio ha osservato quanto al rimedio in questione: “Sappiamo già, a seguito del suo impiego per la malaria, che è un rimedio sicuro e non costoso, meno di 1 sterlina a compressa. Ha un potenziale di entità tale che io lo chiamo la nuova aspirina”.

Sorge a questo punto spontaneo l’interrogativo (e in effetti da alcuni è già stato posto): data l’efficacia dell’artemisia/artesunato contro la malaria e a quanto pare anche per vari altri problemi, non sarebbe il caso di iniziare subito a sperimentarne una eventuale efficacia per l’epidemia di Zika?

Poiché peraltro queste sperimentazioni richiederebbero comunque del tempo, non sarebbe il caso di prospettare già ora, perlomeno a chi deve recarsi in paesi colpiti dall’epidemia o in chi teme al rientro da questi paesi di essere rimasto contagiato, la possibilità in assenza per ora di altri farmaci sperimentati di assumere questo rimedio che come già provato, non provoca, come accertato nel suo impiego contro la malaria, effetti negativi e quindi nel peggiore dei casi non sarebbe efficace ma non farebbe comunque male?

Ovviamente questo non vale per le donne incinte, in cui l’innocuità dell’artemisia non è stata ancora sperimentata ed accertata.

I broncodilatatori (beta-2 agonisti)

Se assunti dalle madri durante la gravidanza possono provocare un aumento del rischio di autismo nei nascituri; alcuni integratori possono attenuare questo rischio?

Non solo la frequenza di casi di asma ma anche quella dei casi di autismo è aumentata negli ultimi decenni in modo impressionante.

Secondo le ultime cifre, ormai negli Stati Uniti un bambino su 68 soffre di disturbi autistici.

Un recente studio pubblicato il 6 gennaio scorso sul periodico Pediatrics ha preso in esame alcune possibili cause, tra cui l’effetto dei broncodilatatori beta-2 agonisti assunti da madri asmatiche durante la gravidanza.

Questo studio (N.Gidaya, Ph.D., Drexel Autism Institute, Drexel University, Philadelphia; G. Dawson, Ph.D. Duke Center for Autism and Brain Development, Duke University School of Medicine, Durham, N.C.; Jan. 6, 2016, Pediatrics), in cui i dati relativi a 5.200 bambini autistici sono stati raffrontati con quelli di 52.000 bambini non austitici, dopo aver tenuto presente l’influenza di vari altri fattori (presenza dell’asma nei genitori, età della madre, complicazioni durante il parto ed altro) è arrivato alla conclusione che vi era una frequenza più elevata, in misura del 30% dei casi di autismo nei bambini nati da madri che avevano assunto questi farmaci contro l’asma durante la gravidanza .

I ricercatori hanno peraltro osservato che occorrerebbero ulteriori studi per concludere quanto all’esistenza di un rapporto causa-effetto, mettendo in rilievo che anche durante la gravidanza non bisogna in alcun caso smettere di prendere i farmaci necessari contro l’asma poiché un’asma non controllata potrebbe avere effetti gravi anche per i nascituri.

A questo proposito mi sembra tuttavia importante osservare che nello studio è stata presa in considerazione in generale l’assunzione di beta-2 agonisti broncodilatatori, senza differenziare tra quelli a effetto di breve durata e quelli a effetto di lunga durata.

Come i lettori già sanno, il Dr. Buteyko, pur mettendo in guardia contro gli effetti nocivi dei broncodilatatori, sosteneva che finché non si riusciva, riaddestrando il respiro in modo da eliminare l’iperventilazione, a far cessare gli attacchi d’asma, i broncodilatatori potevano in alcuni casi essere necessari. Egli tuttavia consigliava semmai i broncodilatatori di breve durata da prendere alle avvisaglie di un attacco d’asma, e metteva in guardia contro i broncodilatatori di lunga durata, che tengono le vie respiratorie permanentemente dilatate.

E infatti, nei decenni successivi, sono stati soprattutto i broncodilatatori di lunga durata a provocare effetti collaterali in misura tale da indurre le autorità sanitarie ad ampliare le avvertenze quanto alle controindicazioni e rischi connessi all’impiego di questo tipo di medicinali.

Quanto invece alle sostanze che attenuano il rischio di autismo nei nascituri, mi sembra utile segnalare un integratore alimentare (la carnitina), che potrebbe essere consigliabile per le donne incinte che stanno assumendo i broncodilatatori.

Un articolo apparso sul periodico Cell Reports del 28 gennaio scorso, segnala i risultati di una ricerca condotta presso il Texas A&M Health Science Center College of Medicine dalla quale sembra emergere un ruolo protettivo della carnitina, presa come integratore durante la gravidanza, nel prevenire il rischio di autismo del nascituro.

La carnitina è presente in vari cibi, e si forma anche a partire dall’amminoacido lisina.

In persone in cui è presente una mutazione in un gene (TMLHE ) necessario per l’elaborazione della carnitina è emerso un nesso con lo sviluppo di disordini autistici, anche se il meccanismo esatto non è stato accertato.

Come ha osservato il Dr. Zhigang Xie, PhD: “L’assunzione di un integratore a base di carnitina all’inizio della gravidanza sembra promettere benefici nella salute mentale dei neonati e per alcuni questo semplice integratore potrebbe in effetti ridurre il rischio di autismo. Ogni progresso quanto alla prevenzione in questo campo è molto utile, dato il gran numero di bambini coinvolti.”

Avviso importante:

Tutti i notiziari qui riportati hanno solo scopo informativo e, anche se alla redazione ha partecipato un medico, non intendono in alcun modo dare consigli medici, per i quali sarebbe necessario un esame medico individuale e di persona, con approfonditi accertamenti.

Notiziario periodico redatto dalla dott.ssa Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia e riprodotto su autorizzazione

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