Disfunzione delle corde vocali
Una nuova sperimentazione ha provato l’efficacia del riaddestramento del respiro con il metodo Buteyko per un ulteriore problema diverso dall’asma; (l’efficacia per l’asma, come i lettori sanno, è stata invece provata fin dal 1994 in numerose sperimentazioni scientifiche in doppio cieco).
I risultati di questa sperimentazione sono stati pubblicati il 2 agosto scorso sul periodico Journal of Voice, dedicato ai problemi della voce.
Il nesso tra respiro ed uso delle corde vocali per parlare o cantare è in realtà noto ed intuitivo, tanto che la “disfunzione delle corde vocali” viene non raramente diagnosticata erroneamente come asma, in quanto provoca sintomi molto simili, come una sensazione di chiusura della gola, un senso di soffocamento e problemi di respirazione in particolare, come avviene per l’asma, nella fase dell’espirazione.”
Nel Journal of Voice del 12 agosto 2019 (ved. www.jvoice.org/article/S0892-1997(19)30190-0/pdf) sono ora pubblicati i risultati di una sperimentazione dal titolo “Buteyko Breathing Technique for Exertion-Induced Paradoxical Vocal Fold Motion (EI-PVFM)”.
In questo tipo di disfunzione (EI-PVFM) le pieghe delle corde vocali, anziché aprirsi come dovrebbe normalmente avvenire durante la respirazione, si chiudono, causando una sensazione di soffocamento.
In questa sperimentazione la tecnica di respirazione Buteyko è stata utilizzata per un periodo di 12 settimane per persone con problemi alle pieghe vocali causati da una intensa e prolungata attività fisica.
Nei controlli iniziali si è accertato che tutti i 12 partecipanti erano in uno stato di iperventilazione, e cioè eccessiva frequenza ed intensità di respiro: quando si fa un’intensa attività fisica è fisiologico respirare di più ma se lo sforzo diventa eccessivo rispetto alle condizioni di allenamento in cui uno si trova, allora anche la respirazione diventa eccessiva, con conseguente carenza di CO2, ed in certi casi è anche possibile che questa respirazione eccessiva durante gli sforzi fisici troppo intensi porti a delle abitudini errate di respirazione, che perdurano anche quando non si fa movimento.
Nei controlli finali della sperimentazione, al termine delle 12 settimane di riaddestramento respiratorio con la tecnica Buteyko è stato accertato nei partecipanti un notevole miglioramento sia in relazione alla frequenza che alla gravità dei problemi di respiro, con una diminuzione della iperventilazione ed un aumento della CO2.
La conclusione dello studio è stata quindi che la tecnica Buteyko può essere utile per le persone che soffrono del problema in oggetto (EI-PVFM) e che “l’elevata prevalenza di una situazione di iperventilazione nei casi di EI-PVFM rende opportune ulteriori ricerche”.
Nell’interessante sito http://cantbreathesuspectvcd.com (non puoi respirare: sospetta una disfunzione delle corde vocali), si osserva come questo problema della VCD (disfunzione delle corde vocali) sia ancora poco conosciuto, come numerosi medici non ne abbiano mai sentito parlare, e come sia ignorato anche in molti testi medici.
Il problema, per confondere ulteriormente le cose, è inoltre complicato dal fatto che vengono impiegati anche altri nomi per la VCD, e che esistono anche altri quadri patologici simili (ad esempio la “distonia spasmodica”).
E’ interessante comunque notare che, tra i consigli dati nel sito web sopracitato, alla pagina “come sopravvivere ad un attacco di VCD ”, vi siano alcune manovre respiratorie che portano a un rallentamento e a una tranquillizzazione della respirazione (nuova conferma della validità di quanto sostenuto dal dr. Buteyko)”.
Ovviamente ribadisco l’importante raccomandazione che se questo problema di sensazione di soffocamento e difficoltà di respiro si verifica in modo non lieve occorre subito effettuare controlli medici per accertarne le cause, che possono essere varie e rendere in alcuni casi necessarie delle misure urgenti.
Buteyko in Indonesia
La conoscenza del metodo Buteyko si sta a quanto pare diffondendo in ogni parte del mondo, anche in Indonesia, dove la cantante Andien ha pubblicato su instagram i buoni risultati da lei ottenuti anche per la sua voce con questo metodo.
La notizia, data la popolarità della cantante in Indonesia, ha fatto sensazione, tanto che è stata riportata anche dal celebre canale televisivo britannico BBC News (ved. www.bbc.com/news/world-asia-48951583).
Si potrebbe ovviamente trattare di una buona notizia, ma in realtà non lo è in alcun modo poiché in Indonesia, dove a quanto pare non vi sono istruttori Buteyko ben preparati, il metodo sembra essere stato insegnato ad Andien con modalità che, anche se possono in certi casi portare comunque a buoni risultati, in altri casi possono invece essere pericolose.
La cantante infatti, oltre a raccontare su instagram la sua esperienza e i benefici ottenuti, e a insistere –giustamente- sull’importanza del respirare non dalla bocca ma dal naso (e i lettori ben sanno quanto sia importante per la salute respirare dal naso e non dalla bocca, sia quando si è svegli sia quando si dorme) ha purtroppo pubblicato su instagram una foto non solo sua e del marito, ma anche del loro figlio di soli 2 anni con la bocca tappata da un nastro adesivo, osservando che è importante dormire con un cerotto per tenere la bocca chiusa quando si dorme.
Ciò ha giustamente provocato reazioni allarmate da parte dei medici locali che hanno messo in guardia quanto ai possibili pericoli di questa prassi.
Come noto passiamo circa un terzo/un quarto della vita dormendo, ed è quindi molto importante respirare bene anche mentre dormiamo.
In non poche persone che pure di giorno respirano dal naso, si verifica durante il sonno una inconscia apertura della bocca, ed è poco utile fare di giorno gli esercizi Buteyko per evitare l’iperventilazione se poi mentre dormiamo la nostra bocca si apre e respiriamo dalla bocca, con conseguente inevitabile iperventilazione, per non parlare degli altri problemi causati dal respiro dalla bocca, tra i quali i quali il più leggero è il prosciugamento della saliva.
Che fare in questi casi ?
Uno dei rimedi per questo problema che Buteyko consigliava (segnalando ovviamente anche lui i casi in cui questa procedura non doveva essere applicata!) era il porre un nastro chirurgico sulle labbra.
Peraltro, il metodo Buteyko non si è fossilizzato nel tempo.
Vi sono oggi (e cioè vari decenni dopo gli scritti di Buteyko) anche alcuni altri sistemi per affrontare questo problema.
Vedo infatti che in varie persone, pur sane e prive di problemi strutturali nelle vie nasali/mandibole ed altro, l’idea di chiudere completamente le proprie labbra con un “cerotto” provoca una forte riluttanza ed apprensione.
A questo proposito osservo innanzitutto che non si tratta in realtà di utilizzare un “cerotto”, ma un “nastro adesivo chirurgico microporoso” che, posto nella giusta collocazione, non chiude completamente le labbra.
Approfondendo peraltro nei mesi scorsi il problema della sempre maggior tendenza a respirare dalla bocca anche in chi non ha problemi di ostruzione del naso o vie respiratorie, ho esplorato anche il funzionamento di vari “aggeggi” moderni e magari non disponibili nell’Unione Sovietica ai tempi di Buteyko. Come noto, ci sono in giro vari piccoli dilatatori di silicone da inserire nella punta delle fosse nasali, per allargarle ed alleviare il russamento ma, perlomeno a quanto ho potuto constatare, non danno particolari risultati per perdere l’abitudine di respirare con la bocca aperta poiché anche con questi dilatatori nel naso in molte persone la mandibola inferiore della bocca si rilassa e si apre inconsciamente durante il sonno.
Vi sono tuttavia ora in commercio vari altri sistemi per tenere la bocca chiusa durante il sonno, come i sottogola mandibolari (nastri che si applicano sotto il mento) utili per evitare di russare ma utili anche per tenere la bocca chiusa durante il sonno, consentendo peraltro di aprirla facilmente durante il sonno in caso di problemi.
Tornando alla tematica del nastro adesivo e della sua posizione, chiudere del tutto le labbra con un nastro in orizzontale potrebbe in certi casi essere pericoloso.
A questo proposito ripeto innanzitutto la raccomandazione quanto ai casi in cui è comunque vietato l’uso del nastro adesivo, in qualunque posizione (in chi, per problemi organici, non può respirare bene dal naso, nei bambini piccoli, in chi prende sonniferi, in chi non è in grado, al primo segno di disagio, di svegliarsi e togliere il nastro, in chi in genere soffre di problemi di salute non trascurabili, in chi ha degli impedimenti di natura meccanica nelle prime vie respiratorie ed in altri casi.
Quanto alla posizione del nastro nei casi in cui è possibile ricorrere allo “stratagemma” del nastro, il nastro va posto verticalmente, al centro della labbra, da sotto il naso al mento proprio sotto il labbro inferiore, e spiego perché sconsiglio la posizione orizzontale.
Il nastro adesivo chirurgico applicato in orizzontale, chiudendo completamente le labbra, anche in chi non ha le controindicazioni sopra menzionate, potrebbe comunque ostacolare l’atto del tossire; ciò cosa comporta?
La tosse è un importante meccanismo fisiologico di difesa che ha lo scopo di liberare le vie respiratorie da corpi estranei che vi siano accidentalmente penetrati, o da materiali patologici in esse raccolti, in modo da mantenere la pervietà delle vie aeree.
Il nastro adesivo chirurgico applicato in orizzontale, in caso di tosse, specialmente di notte, ostacolerebbe questa funzione.
Ho ritenuto importante precisare questi concetti anche per ribadire che chi non vuole imparare a respirare bene “solamente” per ottimizzare il suo benessere fisico e psichico e le sue energie e prestazioni (sportive ed altre, preferibilmente con l’aiuto di un istruttore Buteyko esperto) ma che già soffre di problemi di salute, deve comunque effettuare il riaddestramento del respiro con il metodo Buteyko sotto il controllo del proprio medico.”
Scusate se sono stata ripetitiva, ma più ancora che ripetere le informazioni sulla salute che possono essere utili, mi sembra importante ripetere le raccomandazioni di evitare ciò che potrebbe, anche se solo in certi casi, essere dannoso: “primum non nocere!”
Per concludere
Una scoperta importantissima sul microbioma, che può avere conseguenze “rivoluzionarie” anche per la nostra salute.
Degli scienziati della scuola medica dell’Università statunitense di Harvard (una delle più celebri al mondo), che stanno completando la catalogazione dei geni del microbioma hanno pubblicato il 14 agosto scorso su Cell Host & Microbe un articolo in cui è scritto che il numero collettivo di questi geni del microbioma nell’organismo umano sembra essere superiore al numero di stelle osservabili nell’universo, e che più della metà di questi geni è unica per ogni microbioma individuale.
Nel 2003 è stata portata a termine, con orgoglio, lʼidentificazione del genoma umano.
Si sperava che con lʼidentificazione di vari geni responsabili di specifiche malattie sarebbe stato possibile trovare rapidamente il modo per prevenire o guarire queste malattie.
Sembra tuttavia che questa ricerca stia per ora dando risultati inferiori a quelli sperati.
Forse perché, come osserva Asher Mullard su «Nature News», “nel cercare di rispondere alla domanda “chi sono io?” non si è arrivati a pensare che forse occorrerebbe invece chiedersi “chi siamo noi?”, poiché «lʼorganismo umano costituisce una comunità in cui prospera un numero prodigioso di batteri e microrganismi i quali hanno milioni di geni, mentre il genoma umano ne ha solo poco più di 20.000.
Dire che siamo sopraffatti come numero è quindi una colossale sottovalutazione!»
La ricerca si è pertanto orientata, dopo il completamento dellʼidentificazione del genoma umano, verso lʼidentificazione delle sequenze genetiche (microbioma) dei microrganismi ospitati nell’organismo umano (microbiota)
Uno di questi ambiziosi progetti, “The Human microbiome project” è stato lanciato, con grandi mezzi, dal National Health Institute negli Stati Uniti, e finalmente sembra che gli scienziati inizino a interessarsi non più solamente allo studio dei geni prettamente umani ma anche allo studio e identificazione dei geni delle varie specie di microrganismi ospitati nellʼorganismo umano e la moderna scienza medica sembra si stia ormai orientando nel senso di riconoscere lʼimportanza dei microrganismi anche in molte malattie non acute ma croniche.
Su questo argomento essenziale del microbioma ho continuato a scrivere parlando tra l’altro delle scoperte sul microbioma come di una “rivoluzione della medicina” di importanza superiore a quella di Pasteur, che aveva identificato “solamente” dei microrganismi che provocano malattie, mentre la grande maggioranza dei microrganismi svolge un ruolo benefico nell’organismo umano, in cui vi è normalmente una situazione di convivenza di reciproca utilità per l’organismo umano da una parte e per i microrganismi in esso conviventi dall’altra.
Le nuove recentissime ricerche degli scienziati dell’Università di Harvard aprono ora delle nuove prospettive di straordinaria importanza.
Consiglio vivamente di leggere a questo link (hms.harvard.edu/news/microbial-fingerprinting) l’articolo in questione, del quale qui riporto solo alcune delle osservazioni più interessanti: “Questa ricerca è considerata come l’analisi più ampia sull’argomento ed è la prima che include campioni del DNA tratti da batteri sia nella bocca che nell’intestino… ciò nonostante questo lavoro è solo l’inizio degli sforzi diretti ad analizzare l’intero microbioma … si stima che il complesso dei microbi che popolano il nostro intestino, bocca, pelle ed altre parti del corpo, sia costituito da miliardi di batteri, per la maggior parte innocui, molti benefici e solo alcuni che possono causare malattie… un complesso crescente di prove ha rivelato il ruolo di questi microbi come potenti modulatori di malattie e salute;... dei cambiamenti sia nel numero che nella tipologia di batteri sono stati collegati allo sviluppo di situazioni che vanno… dalla carie nei denti ed infezioni intestinali a problemi più seri, compresa l’infiammazione intestinale cronica, il diabete e la sclerosi multipla. … il nostro è solo il primo passo di quello che sarà un lungo percorso verso la comprensione del modo in cui le differenze nel loro contenuto genetico guidano il comportamento dei microbi e modificano il rischio di malattie.”
Avviso importante:
Tutti i notiziari qui riportati hanno solo scopo informativo e, anche se alla redazione ha partecipato un medico, non intendono in alcun modo dare consigli medici, per i quali sarebbe necessario un esame medico individuale e di persona, con approfonditi accertamenti.