Notizie Salutari agosto 2019

Notiziario periodico redatto dalla dott.ssa Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia e riprodotto su autorizzazione

CALDO O FREDDO: COSA E’ MEGLIO?

E’ risaputo che degli improvvisi cambiamenti di temperature possono essere drammatici per chi è affetto da patologie.

Il nostro Buteyko affermava che il caldo può indurre un’iperventilazione; (basta pensare al respiro affannoso dei cani in estate!)

E’ però anche risaputo che temperature fredde costituiscono un rischio non indifferente per i medesimi soggetti.

Nel tentativo di rispondere alla domanda: “Potendo scegliere tra il caldo ed il freddo cosa sarebbe preferibile?” Buteyko avrebbe sicuramente risposto “il freddo” in quanto l’organismo al freddo ventila meno perdendo meno vapore acqueo, e suda di meno.

A mio avviso la risposta dipende tuttavia da molti fattori: da dove si vive, da fattori psicologici (c’è chi adora il caldo e chi lo detesta) dall’assunzione di farmaci, dalla pressione arteriosa e dall’eventuale presenza di patologie.

Ho comunque effettuato una ricerca su Pub Med e come si poteva prevedere, non c’è una risposta sicura.

Cito due studi:

1. “Analysis of environmental risk factors for chronic obstructive pulmonary disease exacerbation: A case-crossover study” (Analisi di fattori di rischio ambientali nelle riacutizzazioni di broncopatie croniche ostruttive. Uno studio incrociato) -Miguel-Díez J, Hernández-Vázquez J et al.

L’obiettivo di questo recente studio spagnolo (maggio 2019 )è stato quello di valutare se vi fosse una correlazione tra livelli di inquinamento ambientale e fattori climatici da una parte e casi di riacutizzazioni di broncopatie croniche ostruttive dall’altra; lo studio è stato retrospettivo (ha considerato i casi verificatisi in Spagna tra il 2004 ed il 2013).

Gli autori hanno valutato dati forniti dall’Agenzia Metereologica Spagnola confrontandoli con le ospedalizzazioni e le dismissioni registrate negli archivi informatici spagnoli.

Sono stati valutati 162,559 di questi casi e si è visto che ospedalizzazioni e tassi di mortalità sono maggiori in autunno ed inverno.

Sono state riscontrate correlazioni tra la temperatura esterna, il tasso d’umidità, la presenza nell’aria di ozono, monossido di carbonio, ossido nitrico ed altri fattori inquinanti ed i ricercatori hanno concluso che vi sono correlazioni tra temperature esterne fredde ed esposizioni di breve durata con molecole “inquinanti” da una parte e riacutizzazioni di broncopatie croniche ostruttive dall’altra.

2) “Exposure to extreme heat and precipitation events associated with increased risk of hospitalization for asthma in Maryland, U.S.A.”, (l’esposizione ad eventi di caldo estremo e a precipitazioni sono correlate a un maggior rischio di ospedalizzazioni per asma nel Maryland, Stati Uniti”), di Sonela S, Jiano C et al, pubblicato nel 2016 sulla rivista Environmental Health.

I ricercatori fanno presente che vi è una scarsità di dati attinenti ad una correlazione tra caldi estremi e gravità dell’asma.

L’obiettivo dello studio era di quantificare tale correlazione.

Lo studio ha preso in considerazione gli anni 2000-2012, e la metodologia era simile a quella dello studio sopra-citato.

I ricercatori hanno concluso che esiste una netta correlazioni tra caldi estremi e precipitazioni durante il periodo estivo e le ospedalizzazioni per attacchi d’asma.

Quali deduzioni si possono trarre in un’”ottica Buteykiana”?

Quanto al primo studio in cui è stato riscontrato un maggior numero di ospedalizzazioni per broncopatie croniche-ostruttive durante l’autunno-inverno i può osservare, in merito alle cause, che chi respira con la bocca accede all’organismo un maggior numero di virus e batteri e l’aria non è inoltre stata scaldata dai seni paranasali, fattori che peggiorano tutti i quadri clinici respiratori.

Inoltre nell’aria ci possono essere particelle e gas poco “simpatici”, ed il respirare dalla bocca aItro non fà che “invitare” queste sostanze ad entrare nell’organismo in quantità maggiore.

Quanto invece al secondo studio: il caldo peggiora un’iperventilazione, aggravando situazioni di broncospasmo pre-esistenti; respirare dalla bocca in questi casi può solo essere paragonato a versare benzina sul fuoco.

Salvo casi di ostruzione delle vie nasali basterebbe in genere poco, (ovvero la pratica di quelle che dal 2005 chiamo “Le norme di buona condotta respiratoria”) per risolvere/attenuare gradualmente questo problema.

LA” PSAMMATOTERAPIA”… MA COS’E?!

Come i fedeli lettori già sanno, sono alla costante ricerca di nuove informazioni, e non mi stanco mai di leggere articoli, e nuove ricerche scientifiche su Pub Med dove, purtroppo per chi non parla bene l’inglese, quasi tutti gli studi pubblicati sono in questa lingua.

Confesso che ho inserito come termini di ricerca le parole “therapy with sand” (terapia con la sabbia) tanto per scherzare, per poi scoprire che questa terapia esiste veramente!

Il nome tecnico in italiano è ”psammatoterapia “ (o anche psamnoterapia).

Posso solo affermare che c’è sempre da imparare!

Oltre alla presenza dell’acqua fresca ed invitante, ed oltre all’interesse da un punto di vista scientifico (certe università offrono la specializzazione in idroterapia) il bello di andare al mare (piace ad adulti e bambini) è dovuto non solo all’acqua ma anche alla sabbia.

La sabbia infatti sembra possedere potenziali benefici terapeutici: oltre all’effetto psicologico del camminare sulla sabbia, “evento” rilassante (indubbiamente potenziato dal fatto che si è in vacanza) che attiva il sistema nervoso parasimpatico, (il quale potenzia il rilassamento e i processi digestivi, esiste appunto la psammatoterapia.

Si tratta in teoria di una mono terapia, e metto l’accento su “in teoria”, in quanto ho potuto constatare, in base alla mia esperienza clinica, che un successo terapeutico il più delle volte dipende non solo da uno, ma da più approcci terapeutici.

Pare comunque che la psammatoterapia sia meglio conosciuta come “ sabbiatura” che rientra nei trattamenti di talassoterapia, e consiste in veri e propri bagni di sabbia calda .

La proprietà curativa della psammatoterapia si basa sull’azione benefica del calore sprigionato gradualmente dai microcristalli di cui è composta la sabbia.

Tutto il corpo (testa esclusa) viene ricoperto dalla sabbia calda che attiva processi di tonificazione muscolare.

Per questo la psammatoterapia è particolarmente indicata a chi soffre di artrosi, tensioni muscolari, rachitismo, osteoporosi e decalcificazioni ossee.

Se fatta direttamente al mare, la psammatoterapia apporta vari benefici dovuti all’azione della sabbia calda, ai quali si aggiungono quello dello iodio, dell’aria pulita, dell’acqua marina, ed in genere tutto l’ambiente concorre a creare il giusto mix di relax e benessere.

La psammatoterapia può essere effettuata anche in centri termali o negli istituti di bellezza e benessere, ma in questo caso l’azione salutare della sabbia calda si riduce sensibilmente perché, sebbene vengano riprodotte le condizioni naturali del mare, la sabbiatura artificiale non ha la ionizzazione attivata dai raggi del sole, elemento indispensabile per una maggiore azione curativa.

La natura ci mette a disposizione elementi preziosi per il nostro benessere; impariamo a trarne il meglio.

Ovviamente ho ampliato le ricerche su Pub Med, trovando uno studio retrospettivo molto interessante: “Hot sand baths (psamnotherapy): a systemic review -Bagni di sabbia calda (psamnoterapia): una revisione sistematica”, di Antonelli M. e Donelli D. , pubblicato nel numero di febbraio di quest’anno di “Complementary Therapeutic Medicine”.

L’obiettivo dello studio era di valutare la psamnoterapia come monoterapia in soggetti affetti da artrosi/artrite e patologie respiratorie.

I ricercatori hanno valutato tutti gli studi effettuati sulla tematica, concludendo che la psamnoterapia non dava i risultati sperati.

Io stessa avrei in effetti avuto qualche dubbio in proposito, ma sono del parere che si tratta comunque di un approccio interessante i cui benefici potrebbero essere potenziati se abbinati ad approcci terapeutici aggiuntivi

UN CONSIGLIO “HOT” PER L’ESTATE

Ne “approfitto” per proporre una brevissima lezione sulla medicina ortomolecolare.

Innanzitutto, per chi non lo sapesse, la medicina ortomolecolare altro non è -in parole povere che però rendono il concetto- che “una corretta prescrizione di vitamine, minerali, amminoacidi, acidi grassi ed altre sostanze di origine organica”.

La medicina ortomolecolare è pura biochimica applicata, e ho tenuto a precisare questo concetto in quanto un riaddestramento respiratorio in base agli insegnamenti di Buteyko è pura fisiologia ed anatomia applicata.

Circa 20 anni fa mi sono resa conto che in Italia la terapia ortomolecolare (di origine tedesca, fondata da Linus Pauling) non era molto conosciuta e l’ho pertanto approfondita con dei corsi in Germania. Vi propongo dunque alcune informazioni e consigli generali su questa terapia.

Il concetto importante della medicina ortomolecolare è il dosaggio della sostanza.

C’è un abisso tra il così detto “dosaggio giornaliero raccomandato” (che è veramente un dosaggio indispensabile minimo) e un dosaggio terapeutico, che dovrebbe essere prescritto da un medico con una certa esperienza in questo campo.

La vitamina C è indubbiamente la più conosciuta; Linus Pauling, il padre della medicina ortomolecolare, ha vinto il premio Nobel in medicina per i suoi studi sulla vitamina C.

Al giorno d’oggi non è però tra le più carenti.

Nella scelta di un “multi-vitaminico- e/o multi-minerali” è fondamentale prestare attenzione per i minerali, in particolare, alla presenza di ferro e di rame, e occorre inoltre fare attenzione al giusto rapporto tra rame/zinco, calcio/fosforo e altri elementi.

Si tratta di elementi necessari per l’organismo che dovrebbero essere integrati in casi di carenza ma che possono essere tossici in quanto l’organismo non è in grado di espellerli se in eccesso.

Non dovrebbero mai essere assunti “alla cieca”.

Quanto alle vitamine, mentre quelle idrosolubili vengono eliminate nelle urine se in eccesso, le vitamine liposolubili (A,D,E e K) possono essere nocive se assunte il eccesso.

Inoltre, la vitamina D non è una “vitamina” ma una sostanza di natura ormonale (un secosteroide) con effetti simili a quelli del cortisone (indispensabile ma dannoso se in eccesso)

Se ne può dedurre che non tutte le vitamine ed i minerali sono la stessa cosa!

Un consiglio generale che posso invece dare a tutti è quello di assumere magnesio durante il periodo estivo.

Mi soffermo a dire che su Pub Med attualmente vi sono ben 104.677 studi sul magnesio.

Il magnesio può solo essere definito come un minerale salvavita. Funge da catalizzatore in oltre 300 reazioni biochimiche.

A livello clinico può essere utile in casi di: crampi muscolari, pressione arteriosa elevata, ansia, osteoporosi e stipsi (ovviamente, come abbiamo visto nell’articolo precedente, non sempre come monoterapia).

Il corpo espelle il magnesio in casi di iperventilazione cronica e, per restare in tematica, anche con il sudore ed in chi fa attività fisica motoria.

Consiglio di integrare il magnesio nei mesi estivi rivolgendosi ad un fornitore esperto, in grado di consigliare dei buoni preparati di magnesio.

Avviso importante:

Tutti i notiziari qui riportati hanno solo scopo informativo e, anche se alla redazione ha partecipato un medico, non intendono in alcun modo dare consigli medici, per i quali sarebbe necessario un esame medico individuale e di persona, con approfonditi accertamenti.

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