Notizie Salutari giugno 2016

Notiziario periodico redatto dalla dott.ssa Fiamma Ferraro per Buteyko-Italia e riprodotto su autorizzazione

PROBLEMI DI OSTEOPOROSI. RESPIRARE “BENE” FA BENE ANCHE ALLA SOLIDITA’ DI OSSA E DENTI? A QUANTO PARE SI!

La presenza di osteoporosi (in particolare tra le donne ma non solo), e di fratture causate da ossa fragili o di problemi ai denti è molto diffusa nella nostra “società del benessere”.

Vari fattori tra cui una cattiva alimentazione e la mancanza di sole contribuiscono al problema e si sarebbe portati a pensare che il nostro modo di respirare non possa influire in alcun modo sulla solidità delle ossa.

Recenti studi hanno invece messo in evidenza come un eccesso di fosforo nell’alimentazione (oltre al fosforo naturalmente contenuto in molti alimenti si aggiunge un crescente impiego di additivi alimentari a base di fosfati) contribuisca all'insorgere di problemi come infiammazione, calcificazione dei vasi sanguigni e varie patologie connesse con l’invecchiamento.

Il fosforo, nella giusta quantità, è indispensabile, ma un eccesso può produrre effetti negativi.

E’ noto ormai da oltre 20 anni che i problemi metabolici che causano una perdita di calcio (e conseguente indebolimento ) dalle ossa, causano anche l’ aumento/deposito di questo calcio in luoghi in cui non dovrebbe andare a depositarsi, e cioè nei vasi sanguigni, dove ne provoca un indurimento/sclerosi.

In tempi più recenti è poi emerso il ruolo svolto dai fosfati a questo riguardo: così ad es. l’eccesso di fosfato nell’organismo aumenta le quantità di osteopontina (una citochina infiammatoria; ved. Fatherazi, et al., 2009), che ha l’effetto di attivare il processo di decalcificazione delle ossa e di calcificazione delle arterie (ved. ad es. Tousoulis, et al., 2012).

Immagino che i lettori a questo punto si chiedano cosa c’entri tutto questo con il modo di respirare!

Ebbene, se si ristabilisce un modo di respirare ottimale eliminando l’iperventilazione, allora aumenta anche la presenza nell’organismo dell’anidride carbonica (CO2), che sale ai normali livelli fisiologici.

E, come è noto ormai da molti decenni (ved. ad es. Messier, et al., 1979), quando aumenta la quantità di CO2 nei fluidi dell’organismo, il carbonato di calcio può depositarsi nelle ossa, spiazzando i fosfati.

Come osservato in vari studi (ved. ad es. Canzanello, et al.) la CO2 fa aumentare l’assorbimento e trattenimento del calcio da una parte, e l’escrezione del fosfato dall’altra.

Questo ruolo della CO2 è potenziato dalla presenza del bicarbonato di sodio, poiché tutte e due queste sostanze fanno aumentare la quantità di fosfato eliminato nell’urina. (ved. Jehle, et al., 1999).

Un buona respirazione, tramite il ristabilimento dei valori ottimali di CO2, esercita quindi un effetto favorevole persino sulla solidità delle ossa!

PERVENTILAZIONE E CIRCOLAZIONE DEL SANGUE NELL’APPARATO VISIVO

Dopo aver visto gli effetti benefici della giusta quantità di CO2 per la salute delle ossa vediamone ora i benefici per la vista. Un importante studio effettuato da una Università giapponese, li conferma.

Come i lettori di questo Notiziario già ben sanno, per ottenera una circolazione ottimale in tutti i vasi sanguigni e nei più piccoli capillari di tutto il corpo è indispensabile la presenza nell’organismo di una sufficiente quantità di CO2 (quantità che, se carente, occorre riportare ad un buon livello eliminando l’eccesso di respiro (iperventilazione) che provoca ipocapnia (carenza di CO2) e di conseguenza anche carenza di ossigeno nei tessuti.

Tra questi studi merita ora una menzione particolare quello effettuato in Giappone presso la Kyushu University, Kasuga, pubblicato su Eye Reports 2011; volume 1:e8 con il titolo “Changes in ocular flow induced by hypo- and hypercapnia relate to static visual acuity in humans” (I cambiamenti nel flusso oculare provocati da ipo ed ipercapnia sono collegati all’acutezza visiva).

Questo studio, come si legge nella premessa degli autori, era diretto ad “investigare se il cambiamento nel flusso oculare del sangue, provocato da iper oppure ipocapnia sia correlato a cambiamenti nell’acutezza visiva.

La conclusione dello studio è stata che nel gruppo dell’ipocania (provocata facendo respirare in eccesso, e cioè 26 litri d’aria al minuto per 6 minuti) il flusso del sangue nella retina era diminuito notevolmente rispetto al gruppo di controllo (del 22% circa) mentre nel gruppo dell’ipercapnia (provocata facendo respirare per 6 minuti dell’aria alla quale era stata aggiunta CO2 per 6 minuti) questo flusso era aumentato (+3±9 %) rispetto a quello del gruppo di controllo.

Quanto all’acutezza visiva, si è constatato che essa era significativamente più bassa, rispetto al gruppo di controllo, nel gruppo dell’ipocapnia, e tendenzialmente più elevata, sempre rispetto al gruppo di controllo, nel gruppo dell’ipercapnia.

Se ne è pertanto tratta la conclusione che ”la differenza in acutezza visiva nei gruppi di trattamento con Ipo e Ipercapnia; rispetto al gruppo di controllo, è significativamente e positivamente correlata con i relativi cambiamenti nel flusso oculare” e che “la variazione nel flusso oculare di sangue, provocata da cambiamenti nella presenza di CO2 nelle arterie - indotti a loro volta da cambiamenti nella ventilazione - influisce sull’acuità visiva“.

Nello studio vi sono poi alcune altre interessanti considerazioni, e cioè che “è ben noto che i vasi sanguigni oculari sono, come quelli cerebrali, molto sensibili a variazioni nella PaCO2” (presenza di CO2 nelle arterie).<

In realtà gli autori dello studio sono qui forse un po’ troppo ottimisti nel considerare i problemi causati dalle variazioni della PaCO2 come “un fatto ben noto” poiché, sebbene le conseguenze negative della carenza di CO2 siano in effetti ben note ed ultra provata e viene dedicata una ben scarsa attenzione a questo fattore, e un’ancora più scarsa attenzione viene dedicata al modo di respirare sbagliato (iperventilazione) che provoca appunto questa carenza di CO2.

A questo proposito è interessante un’altra osservazione contenuta nello studio, e cioè che nel gruppo dell’ipercapnia, per indurre l’ipercapnia (e cioè una elevata presenza di CO2) era stata fatta respirare ai membre di questo gruppo dell’aria contenente una percentuale di CO2 maggiore di quella normalmente contenuta nell’aria atmosferica; peraltro, come si osserva nello studio, dato che l’aumento della quantità di CO2 nell’aria inspirata induce a respirare di più (per emettere la CO2 percepita come in eccesso rispetto a quella che si è abituati a tollerare), l’aumento della PaCO2 nel sangue è stato solo esiguo e di molto breve durata.

Mi fa piacere vedere che in uno studio scientifico si presta una volta tanto attenzione alla ventilazione/modo di respirare e ciò mi offre uno spunto per confermare la risposta che fornisco in genere alle persone che a volte, con un certo “sarcasmo” mi dicono: ”ma se aumentare fino ai giusti livelli la quantità di CO2 nell’organismo fa tanto bene, allora perché non inspirare ogni tanto un po’ di aria arricchita di CO2 con apparecchi vari, anziché effettuare un faticoso prolungato riaddestramento del modo di respirare con il metodo Buteyko?

La risposta a questo punto è facile: coloro che abitualmente respirano sempre troppo rispetto alle esigenze del momento (e pertanto sono in stato di iperventilazione costante ed abituale), hanno una soglia di tolleranza alla CO2 molto bassa; il loro centro respiratorio si è, per vari motivi, abiutato a percepire come eccessive delle quantità di CO2 che invece sono al di sotto di quelle giuste/normali.

Se pertanto queste persone inspirano dell’aria con con una precentuale di CO2 artificialmente aumentata il loro centro repiratorio cosa fa?

Respira di più e più in fretta per emettere con l’espirazione la CO2 percepita come in eccesso e quindi la situazione non cambia ed anzi semmai peggiora.

Occorre invece, con un allenamento adeguato e prolungato, modificare il riflesso respiratorio automatico, in modo da tollerare la presenza dei giusti livelli di CO2 senza più erronemante percepirli come eccessivi, riuscendo così a respirare bene 24 ore su 24 e traendo tutti i benefici per la salute provocati da un costante, giusto respiro.

UNA PICCOLA CURIOSITA’ “STORICA”

E’ noto ai lettori che le conoscenze acquisite dal Dr. Prof.. K. P. Buteyko nei decenni di attività medica in cui si è concentrato sugli effetti prodotti sulla salute dal modo di respirare, hanno fatto sì che egli venisse “requisito” per lavorare nei centri sovietici di ricerca medica aerospaziale, all’epoca della “gara dello spazio” tra Unione Sovietica e Stati Uniti, centri in cui egli ha dedicato molti anni allo studio della respirazione ottimale per gli astronauti

A quanto pare non solo gli enti di ricerca aerospaziale dell’Unione Sovietica ma anche quelli degli Stati Uniti hanno fin da quell’epoca dedicato una particolare attenzione agli studi di Buteyko su questa tematica.

Sono infatti capitata per caso (ved. http://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/19660014172.pdf) su un documento del luglio 1965 della NASA (l’organismo per la ricerca aerospaziale degli Stati Uniti) in cui, in una bibliografia (AEROSPACE MEDICINE AND BIOLOGY I +- A CONTINUING BIBLIOGRAPHY WITH INDEXES) dedicata appunto alla medicina e biologia aerospaziale, viene citato uno studio di Buteyko: "BUTEYKO, K. P. DESIGN, CALIBRATION, AN0 SENSOR CONSTRUCTION OF AUTOMATIC EQUIPMENT FOR ANALYZING BALLISTOCARDIOGRAMS – BIOASTRONAUTICS N66-12222 “.

Non posso dirvi molto di più su questo studio, poiché il contenuto non è riportato online; vi è solo un breve accenno al fatto che esso esamina cambiamenti nel cardiogramma, provocati da problemi polmonari.

E’ tuttavia interessante il fatto che nel 1965, quando non esisteva internet e gli scambi di notizie non erano agevoli in particolare tra USA ed URSS ai tempi della “guerre fredda”, a quanto pare gli Stati Uniti si siano resi subito conto dell’importanza degli studi di Buteyko, tanto da riuscire ad acquisirne e pubblicarne alcuni.

Avviso importante:

Tutti i notiziari qui riportati hanno solo scopo informativo e, anche se alla redazione ha partecipato un medico, non intendono in alcun modo dare consigli medici, per i quali sarebbe necessario un esame medico individuale e di persona, con approfonditi accertamenti.

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